jueves, 29 de noviembre de 2012

ZARMON MIARMA (IL SALMONE SANSO'S WAY)

Publicado por Toni en 17:18 0 comentarios
Io lo amo, molto. E' l'uomo per me. Gli piacciono cucinare, mangiare, bere, il calcio, la Formula 1, le domeniche sul divano. E mi ha pure portato al concerto di Alejandro Sanz, lui che ascolta musica un tantin diversa. Per quanto sopra e mille altre meravigliose ragioni l'ho seguito dall'altra parte dell'Oceano e non me ne pento, anzi, ogni giorno sono piú felice.
Eppure c'é un momento in cui lo odio, profondamente. Senza pietá. E no, non é quando tira i calzini o non cambia la carta igenica (é il bello di avere una casa con tanti cessi ;). Ma é quando apre il frigo, quello stesso frigo che io ho guardato sconsolata 5 minuti prima pensando "Mannaggissima, non c'é una sega, toccherá andare di pasta al sugo". E dichiara: "Cucino io, improvviso". E dopo mezz'ora, lasciando la cucina perfetta che neanche la Signora Luisa, mi arriva con quanto sopra. E' nato cosí, alcuni mesi fa, il "zarmon mi arma" (con accento andaluso, visto che eravamo a Sevilla).
Antipasto veloce, squisito e molto "Lui" ;)
Non ho le dosi, andate ad occhio. Ci vogliono:
-patate lesse
-philadelphia
-cetriolini
-salmone affumicato (non a fettine, un pezzo intero, tipo filettino)
-olio buono

Semplicemente, quando le patate sono tiepide si tagliano a fette (mi suggeriscono dalla regia: cosí non si rompono) e si salano un pochino. Si fanno poi dei piccoli tagli con la punta del coltello e ci si versa dell'olio (giusto un po', per insaporirle). Su ogni fetta di patata lessa si mette il philadelphia, il salmone tagliato a bastoncini (secondo la dimensione della patata) e i cetriolini tagliati a pezzettini. Un giro d'olio buono e voilá, fatto.
E quando lo mangiamo ci sentiamo un po' meno lontani.
Bon appetit!

Le quiero. Mucho. Porque es perfecto (para mí). Le gusta cocinar, comer, beber, el fútbol, los coches, los domingos perreando en el sofá. Y me ha llevado al concierto de Alejandro Sanz, ÉL, que escucha Brianjonestownmassacre y cosas por el estilo. Por las razones susodichas y por mil otras más me he venido con él al otro lado del Océano y no me arrepiento, al contrario, cada día me hace más feliz.
Sin embargo, hay un momento en el que le odio, profundamente. Sin piedad. Y no, no es cuando deja los calcetines por el mundo ni cuando no cambia el papel en el baño (es lo bueno de tener una casa con muchos wc ;). Es cuando abre la nevera, esa misma que yo he mirado con desconsuelo 5 minutos antes pensando "JOPETAS *o FRIJOLES-como dicen aquí ;) * no hay na', toca otra vez pasta con tomate frito". Y declara: "Cocino yo, improviso". Y después de media hora, dejando la cocina impoluta que ni mi madre, aparece con un plato como el de la foto. Así nació en Sevilla hace meses "el zarmón mi arma", muy andaluz en su nombre y en sus colores. Es un entrante exquisito, fácil de hacer y que siempre tiene mucho éxito (a qué sí, Ana? ;)

Como lo hace el jefe, no me sé las dosis. Habrá que ir a ojo.
Necesitamos:
-patatas hervidas
-philadelphia
-pepinillos
-salmón ahumado (no en lonchas, más bien un filete)
- aceite del güeno

Simplemente, se cortan las patatas hervidas y se salan un poco (más bien frías para que no se rompan).  Se les hacen mini incisiones con la punta del cuchillo y le echamos un poco de aceite del güeno para que se impregne. Sobre cada trozo de patata se pone un poco de philadephia, el salmón cortado según el tamaño de la patata y los pepinillos bien picados. Un poco de aceite del güeno por encima y ya está.
Bon appetit!



miércoles, 14 de noviembre de 2012

TATOSA'S MUD MEXICAN CAKE

Publicado por Toni en 16:29 0 comentarios


Cari Amici tutti vicini perché la geografia é solo un'opinione (o per lo meno cosí vi sento, tutti qui stretti stretti sul mio divano, mentre guardo la mia terrazza con le piante che lentamente sto uccidendo ;),
eccomi di nuovo qui.
Se penso che l'ultima volta che scrivevo (e cucinavo) ero dall'altra parte dell'Oceano, la vostra, e vivevo una vita completamente diversa, mi piglia un po' il magone, ma penso che sia ora di riprendere il nostro dialogo culinario e non. Ne ho bisogno e so che anche a voi fará piacere sapere cosa combino in questa ridente piccola cittá.
Allora, vi spiego un po'. La prima foto che vedete é quella della nostra meravigliosa cucina..grande, spaziosa, piena di armadi vuoti in attesa delle casse che arriveranno chissáquandomegliononcipensi. Un paradiso. Con un MA. IL FORNO. IL FORNO È A GAS. E come dice Mo', il forno a gas é il male.
Primo grande problema. Secondo grande problema: le "leccarde", ovverosia gli aggeggi su cui si poggia quello che va in forno. Ecco, le leccarde qui sono solo a graticola ed hanno un sistema diabolico per cui o le sistemi con la livella o non stan dritte (serve dire che metá della mia prima quiche é finita qual orrenda frittata blob sul fondo del forno? No, non serve). 'Nzomma, una tragedia. Terzo problema: il levito in bustine non esiste. Ci sono i barattoli. E la mia bilancia digitale é nelle casse di cui sopra. Alo ha fatto una spedizione di Bertolini in bustine che secondo me mi porterá all'arresto al momento della consegna da parte del postino messicano baffuto...ma fino ad allora, nulla.
Questa serie di sventure mi ha tenuto a lungo lontano dalle torte ed affini. Peró l'altra settimana é arrivata Charlie e con lei una ventata di casa, amore, risate (e di tutto quel bendiddio che vedete nella seconda foto...perché la colazione é il pasto piú importante della giornata..o no? ;) e quindi ho deciso di fregarmene e di affrontare il forno del male.
Ecco allora la "Tatosa's mud mexican cake", che all'inizio si doveva chiamare "Moctezuma's mud cake", ma poi pensandoci meglio l'ho ribattezzata per:
a) non svegliare il can che dorme..e che cane, mannaggia a lui
b) forse sarebbe stato di cattivo gusto, per colore, etc ;)))
c) e soprattutto, la mia tatosa si merita questa torta dolce, grintosa, speciale. Come lei.

Viene da qui (grazie Ale, come sempre...e anche per le dritte on line ;) e ci vogliono:


  • 6 uova fresche e buone
  • 110 gr di zucchero di canna
  • 400 gr di cioccolato nero sciolto
  • 250 ml di panna fresca NON montata
  • 4 cucchiaiate di liquore (io c'ho messo il whisky del Sanso, andrebbe il Cointreau. Magari la prossima volta ci schiaffo la tequilaaaaaa, ándale)
Forno a 180 gradi. Sbatto bene bene bene uova e zucchero (per un bel po', finché quadruplicano il volume). Poi aggiungo il cioccolato sciolto un po' alla volta (ndA: anche il mio mexican microonde mi odia: per la prima volta in anni di onorata carriera di scioglitrice al micro, mi si é cotto il cioccolato. MA SI PUÓ??!! Meno male che ne avevo una scorta) ed infine, con un cucchiaio di legno, la panna e il liquore. Verso tutto in una tortiera imburatta (per me 24 cm, é l'unica che ho) e rivestita di carta forno. Metto la tortiera in una teglia che la contenga e piena a metá di acqua calda (la mia prima torta a bagnomaria, yeah) e inforno. Dopo mezz'ora, copro con un foglio di carta d'alluminio e lascio altri 30 minuti circa.
Sforno, facendo attenzione all'acqua, la leccarda che oscilla, le cavallette, etc e lascio raffreddare. Quando é fredda, metto la creatura su un piatto e la lascio in frigo tutta la notte. Ale dice di servirla con lamponi freschi o salsa di lamponi. E' spaziale, una sorta di mousse ma piú soda.
E io ve la regalo, con tutti i bei pensieri che riempiono le mie giornate, cosí diverse ma cosí piene di amore e di cose nuove. Vi porto tutti con me, sempre. 
Bon appetit!

Queridos todos, aunque lejos (o no? Al fin y al cabo la geografía es una opinión ;) estáis todos aquí conmigo, en mi sofá, mientras escribo y miro la terraza y las plantas que lentamente estoy matando, como siempre hago ;)  
Si me pongo a pensar en que la última vez que escribía (y cocinaba) estaba al otro lado del charco (el vuestro) y vivía una vida completamente diferente, se me hace un nudo en la garganta. Pero creo que ya es hora de retomar nuestro diálogo. Lo necesito y también me sé de alguien que está deseando dejar de ver el dichoso albondigón (os quiero, nenas). 
Empecemos, pues ;) La primera foto que veis es nuestra maravillosa cocina...grande, alegre y llena de armarios vacíos que algún día se llenarán (cuándo? Pues claro... que no lo sabemos. Ahora mismo están las cajas navegando por el Océano, mejor no lo piense ;).  Enfín, nuestra cocina es el paraíso. Con un PERO. Un Pero muy grande. El peor. EL HORNO. EL HORNO ES UN HORNO DE GAS. Y como dice mi amiga Mo', el horno de gas es el MAL. Éste es el primer problema. El segundo es que las bandejas son de rejilla y se necesita una carrera de ingeniería civil para colocarlas y que se mantengan rectas (no hace falta contaros que la mitad de primera quiche ha acabado cual tortilla en el fondo del dichoso horno, verdad? ;) Tercer problema: la levadura en sobres no existe. Sólo se vende en tarritos. Y mientras espero que me lleguen los sobres que me ha enviado Mami (no sé cómo tratará el correo mexicano un paquete lleno de polvo blanco, pero confío en que algún día me lo entreguen ;), vivo así, alejada del maravilloso mundo de pasteles y tartas.
Peeeeero, la semana pasada llegó Charlie y con ella sabor de casa, amor, risas (y todo lo que veis en la segunda foto, porque un buen desayuno es básico o no?) así que decidí enfrentarme al horno del mal.
He aquí pues la "Tatosa's mud mexican cake", que al principio se tenía que llamar "Moctezuma's mud cake", pero luego pensé que:
a) mejor no provocar demasiado a mi amigo Mocti, ese gran bastardo que ha decidido ser mi mejor amigo desde que vivo aquí 
b) el binomio "chocolate-Mocti" no es de los más finos, por el color, etc ;)
c) sobre todo, mi Charlie se merece una tarta con su nombre que sea como ella: dulce, con carácter y especial. 

La receta viene de  qui (gracias Ale comos siempre) y necesitamos:

  • 6 huevos buenos y frescos
  • 110 gr de azúcar moreno
  • 400 gr de chocolate negro derretido
  • 250 ml de nata para montar SIN montar
  • 4 cucharadas de licor (he puesto el whisky del Sanso, en la receta dicen Cointreau. Igual la próxima vez le pongo tequilaaaaaa, ándale)
El horno va a 180 grados. Bato bien huevos y azúcar (hasta que el volumen sea 4 veces más). Luego añado el chocolate derretido y al final, con una cuchara de madera, la nata y el licor. Vierto todo en un molde (el mío de 24cm, es el único que tengo. Increíble pero cierto ;) enmantequillado y forrado con papel vegetal. Pongo el molde en un recipiente que lo contenga y que lleno por mitad de agua caliente (mi primera tarta al bañomaría...yeah!). Pongo en el horno. Al cabo de 30 minutos, cubro el molde con una hoja de papel albal y lo dejo 30 minutos más. Saco el molde y lo dejo enfriar. Cuando esté fría, pongo la tarta en un plato y la dejo en la nevera toda la noche.
Es parecida a una mousse, pero más consistente. Según Ale, se puede servir acompañada de frambuesas o salsa de frambuesas. Una delicia!
Así os la regalo, con todas las sensaciones bonitas que llenan mis días, tan diferentes y tan repletos de amor y cosas nuevas. Os llevo en el corazón, siempre y para siempre.
Bon appetit!


 

Dos Cocineras Copyright 2009 Sweet Cupcake Designed by Ipiet Templates Image by Tadpole's Notez